Gli Stati Generali della Normalità

All’inizio di tutta questa storia di Virus circolò per qualche giorno una frase apparentemente illuminante: “non torneremo alla normalità, perché la normalità era il problema”. Mi sembrava saggia e foriera di belle speranze.

Invece, pensandoci bene, mi sono accorta che nascondeva una cosa brutta. Nascondeva la rana che, nell’acqua che si scalda pian piano, non si accorge di morire bollita.

Ma vi pare normale?

Nascondeva l’idea che consideriamo normalità delle cose insopportabili.

Inquinare ogni possibile goccia d’acqua non è normale. Riempire gli oceani e i nostri stomaci di plastica non è normale. Far morire di fame una persona ogni 5 secondi non è normale. Schiavizzare i braccianti nei campi da cui arriva il nostro cibo non è normale. Costringere esseri senzienti, grazie ai quali e dei quali ci nutriremo, a vivere in condizioni di orrore quotidiano, malattia, violenza e frustrazione non è normale. Ridurre a ghetti senza speranza le periferie delle nostre città non è normale. Avere scuole poco sicure e troppo affollate non è normale. Avere un popolo che non comprende quello che legge non è normale. Avere politici violenti nei gesti, nei pensieri e nelle azioni non è normale. Non provare alcun senso di vicinanza per chi arriva nel nostro paese senza mezzi e senza protezioni non è normale.

La normalità, quella vera

Invece un po’ di normalità, quella vera, io la vorrei proprio.

Vorrei un’opposizione che faccia seriamente il suo mestiere, che NON E’ quello di governare insieme alla maggioranza o frignare perché la maggioranza non la coinvolge ai tavoli delle decisioni. Le decisioni le prende la maggioranza. L’opposizione può dare un contributo critico, oppure sostenere le decisioni, per esempio quando la situazione è talmente grave e dolorosa che le divisioni politiche non hanno un senso. In Portogallo il capo dell’opposizione di centro-destra ha pronunciato questo discorso in parlamento: «La minaccia che dobbiamo combattere esige unità, solidarietà, senso di responsabilità. Per me, in questo momento, il governo non è l’espressione di un partito avversario, ma la guida dell’intera nazione che tutti abbiamo il dovere di aiutare. Non parliamo più di opposizione, ma di collaborazione. Signor primo ministro Antonio Costa, conti sul nostro aiuto. Le auguriamo coraggio, nervi d’acciaio e buona fortuna perché la sua fortuna è la nostra fortuna». Non so, mi sembra una favola: io una politica così me la ricordo appena. Chi è più giovane di me, in questo Paese, non l’ha mai conosciuta.

Quante parole sappiamo?

Vorrei una società che non diventasse ad ogni generazione più debole culturalmente e dunque politicamente ed economicamente. Siamo ancora là, a quello che diceva Don Milani: tutto dipende da quante parole sai. Certo che avranno il potere quelli che sapranno più parole. Ma se quelli che ne sanno poche, che non sanno articolare un pensiero, si ritrovano con un sacco di soldi e quindi mirano comunque al potere, allora faranno di tutto per abbassare il livello culturale di chi li dovrà eleggere. Distruggeranno il sistema della scuola, quello della ricerca, quello della cultura. Perché in un paese culturalmente forte, in cui gli operai conoscono la fisica, i contadini conoscono la biologia e i pastori transumanti le lingue e la geografia e tutti quanti leggono i giornali, gli ignoranti e i violenti fanno più fatica a prendere il potere, anche quando hanno un sacco di soldi. Perchè se il potere lo compri è perché qualcuno te lo vende, ed è più facile trovarlo, questo qualcuno, in un contesto culturalmente disarticolato.

Stati generali dell’economia normale

Per questo, io, li vorrei davvero gli Stati Generali dell’Economia. Ma vorrei che i cosiddetti “portatori di interesse” fossero molti più di quelli ai quali probabilmente stanno pensando gli ideatori: vorrei, innanzitutto, che ci fossero le donne. Non solo le economiste, che già sarebbe un passo. Vorrei che ci fossero le donne in quanto tali, portatrici non solo di interesse, ma come parte civile, parte lesa. L’economia come l’abbiamo intesa fin qui ha danneggiato le donne e le ha danneggiate in quanto donne: stipendi più bassi, carriere più lente, vertici spesso irraggiungibili, protezioni meno presenti, a tutti i livelli, mobbing… Vorrei che ci fossero i giovani, quelli che nessuno considera, quelli a cui non si lascia spazio, non si dà fiducia, non si dà potere. Vorrei che ci fossero i docenti e i dirigenti delle scuole pubbliche, sui quali la voce “economia” passa sopra da qualche decennio come un rullo compressore. Vorrei ci fossero dirigenti e operatori della sanità pubblica, finiti sotto il medesimo rullo. Vorrei ci fossero le associazioni ambientaliste, in rappresentanza di chi non ha voce: gli oceani, i boschi, i lombrichi, le api. Vorrei che ci fossero gli agricoltori che producono cibo senza danneggiare l’ambiente e le persone. Vorrei che ci fossero quei pochi, pochissimi ancora, economisti che da almeno un paio di decenni si sgolano a dire che economia ed ecologia hanno la stessa radice non per caso.

Vorrei che ci fossero tutti quelli che ultimamente stiamo chiamando “gli invisibili”.

E vorrei che non ci fossero tutti quelli che non li vogliono vedere.

Perché, se agli Stati Generali dell’Economia ci saranno solo coloro che fino ad ora hanno costruito questa economia che non funziona, chi potrà dirgli che quella roba lì non è la normalità che stiamo cercando?

Una risposta a “Gli Stati Generali della Normalità”

  1. Giuseppe Sparvoli dice: Rispondi

    Vorrei che la gente prendesse coscienza di chi è Amazon e quello che rappresenta veramente a cominciare dallo sfruttamento la notte di facchini e padroncini,kde che poi), per le consegne. Passando ad essere una bolla economica peggiore di quella fondiaria del 2009… Unico esempio di impresa al mondo che pur perdendo da anni miliardi dollari
    epremiata da Wallstreet e dalle le borse mondiali, vantandosi inoltre di avere un patrimonio di Tre trilioni di Dollari, fatto anche con i soldi incassati dagli abbonamenti Prime che la gente gli anticipa per avere la consegna di ritorno di merce comprata compulsivamente garantita. Un mostro i cui Big data commerciali furono secretati, insieme a quelli di Google e Microsoft, da Trump appena eletto. Una piovra che non paga tasse in Italia a cui regalammo gli incentivi di Garanzia giovani quando assunse i primi 1.300 giovani per aprire la piattaforma di Montelibretti. Un mostro che dove atterra distrugge la catena del valore del commercio di prossimita. Il capofila di mostri simili che hanno drogato il commercio mondiale di spese compulsive illudendoci di liberarci della risorsa tempo, consgnandoci in 24/48 ore cose l”80% delle volte perfettamente inutili da questo punto di vista. Ripeto, alimentando la catena del monte ore di lavoro sommerso, di notte mentre noi dormiamo, fatto spesso dal lavoro nero delle di migliaia e migliaia di facchini e piccoli trasportatori o giovani formalmente inoccupati che in Italia e nel mondo intero vengono sfruttati senza che nessuno ne faccia rispettare i diritti fondamentali delle donne e degli uomini. (scusate gli errori di battitura e sintassi)

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