Rischio zero

Anche le forme lievi di Covid hanno portato in dono un dubbio nuovo di zecca: «Guarirò? O dopo questi sintomi apparentemente normali succederà, in frettissima, qualcosa di irreparabile e questa volta non ce la farò?». Io, lo confesso, ci ho pensato. Mentre la maggior parte dei miei amici e parenti si prodigava in consigli e controlli (a quanto saturi? Bevi. Chiama il medico se scendi sotto i 92. Bevi molto. Hai della tisana di Artemisia annua in casa? Prendi del cortisone. Prendi degli antibiotici. Bevi moltissimo. La febbre è scesa? La febbre è salita? Lo Zerinol non ti fa niente. Chiama il medico e digli di mandarti qualcuno dell’USCA. Echinacea, ci vuole l’echinacea. La Tachipirina non ti fa niente. Bevi?) e mentre seguivo i sensati consigli del mio medico (Zerinol, Tachipirina se la febbre sale molto, sciroppo per la tosse, integratore per l’olfatto sparito, riposare) ogni tanto si affacciava quel pensiero lì, completamente nuovo e inesplorato: e se questa volta muoio? Circa 102mila buone ragioni per pensarlo le avevo, ma il solo avvicinarmi con il pensiero alla possibilità di non uscire viva da una malattia qualsiasi mi faceva pensare con una diversa e rinnovata fratellanza a quei miliardi di persone che pensano “morirò?” (oppure “morirà?” per una persona amata) in seguito a eventi più o meno banali: una diarrea, un taglio, un parto, un raffreddore, un sorso d’acqua.

Allo stesso modo, oggi sto pensando a loro, e alla loro idea e alla nostra idea di rischio.

Non basta pagare

Da qualche parte nel nostro cervello di paese ricco alberga la convinzione che si possa davvero vivere in un mondo a rischio zero. Perché in fondo in fondo pensiamo che basti pagare. I soldi li abbiamo quindi possiamo eliminare i rischi, tutti i rischi conosciuti e sconosciuti. Come se il denaro avesse sostituito anche la razionalità e la comprensione di quel che davvero la scienza può o non può fare. Agitiamo le nostre banconote come fossero gli strumenti di un esorcista e pensiamo “vade retro”. E l’illuminismo? E la consapevolezza dell’importanza, ma anche delle procedure, della ricerca? Eh, per quelli ci vogliono società mature, con una cultura di base almeno al limite della decenza, con una scolarizzazione diffusa e solida, con una capacità di leggere e capire quel che si legge. Se tutto questo manca, il denaro sostituisce la superstizione: non penso di farcela perché tocco ferro o perché ho fatto qualche altro rito propiziatorio, penso di farcela perché posso pagare.

Le istituzioni e le forze economiche che regolano i nostri umori ci incoraggiano. Ci dicono che il latte crudo è pericolosissimo, tralasciando di raccontarci i casi di Escherichia-Coli scaturiti da problemi di confezionamento di latte UHT, o da problemi correlati ai sistemi industriali della macellazione delle carni. In TV vediamo spot di prodotti miracolosi che non si limitano a “igienizzare” rendendo l’ambiente pulito, no no: disinfettano, ovvero UCCIDONO germi e batteri. Quali? Non importa, tutti. Nel dubbio meglio ucciderli tutti e non se ne parla più. Poco per volta finiamo per crederci. Finiamo per pensare che se davvero stiamo attentissimi e acquistiamo tutti i prodotti giusti (basta spendere), potremo muoverci in una bolla perfetta in cui non potrà succederci niente di male.

Un inganno prospettico

Certo, è un po’ intermittente questa pressione al rischio zero alla quale siamo sottoposti,  soprattutto è vittima di un difetto di prospettiva. Ci preoccupiamo tantissimo per un rischio moderato ma ingigantito dalla vicinanza (il germe sul rubinetto) ma ci preoccupiamo pochissimo per rischi giganteschi che però ci paiono molto lontani (il cambiamento climatico).

E laggiù come stanno? Cosa ne pensano del germe sul rubinetto? Ah, già, non hanno il rubinetto. Il germe sta direttamente nell’acqua, ma siccome non possono non bere si bevono anche il germe e sperano che le loro flore intestinali siano sufficientemente ricche da neutralizzarlo; e spesso lo sono… non per niente le nostre sfigatissime flore intestinali sempre più spesso vengono irrobustite da probiotici creati proprio a partire dai loro batteri intestinali. E invece cosa pensano del cambiamento climatico? Eh, quello lo vedono molto chiaramente, molto da vicino. A quelli tra loro che abitano su delle isole, per esempio, basta che il livello del mare si alzi di qualche millimetro per rendere i loro luoghi (quelli in cui sono nati e vissuti, in cui stanno le tombe dei loro antenati, in cui sgambettano i loro figli e nipoti) posti da cui fuggire. Dove? Nelle capitali, sulla terra ferma di solito. Capitali in cui non hanno un lavoro, di cui spesso non parlano la lingua nazionale, in cui improvvisamente diventano poveri, disoccupati, stranieri che vanno ad ingrossare le baraccopoli e a irrobustire i problemi sociali che là si generano.

Riuscisse a fare almeno questo, il nostro virus, in mezzo a tanto disastro, sarebbe già una consolazione: farci capire come stanno gli altri, quelli più lontani, con o senza pandemia; farci comprendere quanta paura hanno ogni giorno e che con la paura addosso non si partecipa alla vita pubblica, non si costruisce democrazia, sviluppo, futuro; farci ragionare sul fatto che i rischi sono sempre e tutti rischi collettivi e quanta importanza ha studiare e capire, senza pretendere un mondo a rischio zero, perché a quello abbiamo rinunciato quando ci siamo presi la responsabilità di mordere la mela proibita.

8 risposte a “Rischio zero”

  1. Filomena petrella dice: Rispondi

    Com’é bello leggerti😍

  2. Quanto è profonda questa riflessione: quanto mi costa? Quanto ci costa? Siamo addestrati anche dai nostri lavori a chiedercelo sempre ma hai ragione, il resto, quello che conta di più, resta tutto indistintamente sullo sfondo. Grazie!

    1. Grazie a te, sempre, Monica. Ancora una volta aveva visto giusto il buon Karl: “il denaro non è una cosa, è una relazione sociale”.

  3. barbara auleta dice: Rispondi

    Già, come stanno quelli che non hanno il rubinetto? Quelli che non possono agitare le banconote? Ma quelli in fondo non li vediamo… Grazie Cinzia, come al solito ci costringi a riflettere sulle cose importanti.

  4. Antonello Loreto dice: Rispondi

    Una riflessione estremamente coinvolgente. Come sempre lo sono le tue. Grazie.

    1. Grazie Antonello… grazie ai tamponi che non si negativizzano ancora il tempo per riflettere non mi manca… 🙂

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