La prima definizione della parola Ecologia (nel 1866) è stata: “scienza delle relazioni di un organismo con l’ambiente che lo circonda”.
Non si può parlare di ecologia, e dunque di sostenibilità se non si dà valore alle relazioni (non tutte note, non sempre visibili) che la vita crea e comporta.
A questo proposito, che paese siamo?
Senza freni
Siamo un paese in cui degli imprenditori, e il loro corollario di dipendenti e collaboratori, decidono di eliminare i freni di emergenza ad una funivia che si guasta per motivi non chiari. Fare le cose per bene, far sistemare la faccenda, sarebbe costato qualche migliaio di euro, e probabilmente qualche giorno di chiusura proprio ora che si poteva riaprire e guadagnare. Anzi no, guadagnare non è la parola giusta, perché è una parola bella, parla di lavoro, di paghe meritate. Avrebbero potuto guadagnare se avessero lavorato per bene. Hanno preferito rubare, sottrarre denaro con l’inganno a persone che si fidavano di loro. E hanno finito per rubare loro anche la vita. Non ci avevano pensato? Certo che ci avevano pensato. Ma tra la vita degli altri e i soldi non c’è gara, fanculo la vita.
Senza protezioni
Siamo un paese in cui ogni giorno muore qualche lavoratore perché qualche norma sulla sicurezza non è stata rispettata. Le norme sulla sicurezza proteggono la vita dei lavoratori, o per lo meno ci provano, costringendo loro e i loro titolari a una maggiore prudenza, a controlli più frequenti, all’utilizzo di dispositivi obbligatori. Tutto questo, quasi sempre significa diminuire, insieme ai rischi, anche un pochino i profitti, la velocità della produzione, a favore della salute e dell’incolumità dei lavoratori. Ma tra la vita dei lavoratori e il profitto dei titolari non c’è gara, fanculo la vita.
Senza scrupoli
Siamo un paese in cui alcuni assassini in giacca e cravatta hanno consapevolmente fatto sversare per non si sa quanto tempo non si sa quante tonnellate di fanghi tossici nei campi coltivati del Nord Italia, spacciandoli per fertilizzanti. Avevano una ditta per depurarli e trasformarli in fertilizzanti veri, ma se avessero fatto il loro lavoro avrebbero fatto meno soldi. Quindi i fanghi tossici entravano e poco dopo uscivano dalla loro stramaledetta azienda, senza nessun trattamento. Hanno inquinato deliberatamente il cibo di milioni di persone, hanno insultato deliberatamente il lavoro di milioni di agricoltori, trasformatori, rivenditori. Quando ne parlavano, al telefono tra loro, ridevano. Ridevano. Loro ridevano, e fanculo la vita.
Decidiamoci
Se vogliamo avvicinarci a una qualche forma di sostenibilità dobbiamo decidere. La vita ci interessa?
Se non ci interessa, smettiamola di perdere tempo con PNRR e relative proteste. Chiediamo al Governo Draghi di prendersi quei soldi, truccando tutte le carte che deve truccare e poi farci quello che vuole, senza cambiare una virgola rispetto a quello che han fatto i governi precedenti, continuando a non chiedersi se curando ambiente e salute pubblica si può anche creare occupazione, e senza permettersi di disturbare quelli che fanno profitti devastando tutto quel che si frappone tra loro e i soldi.
Se non ci interessa continuiamo a piangere un po’ ai funerali di chi si schianta da una funivia o di chi muore ingoiata da un orditoio, o a indignarci quando sentiamo le intercettazioni al tg, ma senza incrinare la certezza che gli imprenditori sono “la parte migliore del paese”, per il semplice fatto che maneggiano soldi e dunque vanno difesi sempre e comunque.
Che non ridano più
Se invece la vita ci interessa facciamogli passare la voglia, davvero, una volta per sempre, a tutti quanti, di ridere.
A quelli che guadagnano un po’ di più grazie a un orditoio non sicuro, e che certamente, al di là delle lacrime al funerale, quando guadagnavano di più ridevano. A quelli che fino a quando non si è schiantata la funivia, ridevano perché avevano risparmiato i soldi della manutenzione o il danno della chiusura. A quelli che pensavano ai bambini che avrebbero mangiato il mais avvelenato e ridevano (come ridevano quegli altri durante il terremoto dell’Aquila).
Denunciamoli, costituiamoci parte civile in ogni procedimento che li riguardi. Dal comune di Stresa alle associazioni dei maestri di sci, dalle associazioni di categoria dei tessili alle municipalità coinvolte, dalle organizzazioni agricole a quelle dei trasformatori, rivenditori e ovviamente a quelle dei consumatori, da Slow Food alle associazioni dei genitori.
Perché altrimenti è tutto inutile: potremo avere il PNRR più bello del mondo (si fa per dire: non lo abbiamo) ma se non ci importa della vita e delle relazioni che i viventi instaurano nel loro ambiente, resteremo comunque un Paese di cialtroni, avidi e ignoranti che ghignano orrendi mentre qualcun altro crepa.