Grazie alla gentilezza di un amico e ad una libreria indipendente che purtroppo ha chiuso, sono riuscita ad avere un libro ormai fuori da tutti i cataloghi, La Dialettica della Natura di Friederich Engels.
Non è dei contenuti del libro che ho intenzione di parlare, ha circa 97 anni, sarebbe un po’ tardi per una recensione.
Questa storia riguarda invece il libro, l’oggetto fisico, che è stata la fonte di una quantità di pensieri a prescindere dai suoi contenuti.
Son solo libri, fate con calma
Innanzitutto: il libro è partito dalle Marche il 30 aprile ed è arrivato a casa mia il 18 maggio. Sono 560 km, quindi la media è di circa 31 km al giorno. Il cammino di Santiago, volendo, si fa più veloce.
Sembra che siano i tempi normali se scrivi sulla busta “piego di libri” (cosa che devi fare, se no la spedizione costa, in francobolli, in base al peso). Quindi la logica qual è? Se son libri, secondo le Poste, non è cosa urgente. Chi può mai aver fretta di ricevere un libro? Dà da pensare. È praticamente l’unica situazione in cui si dichiara cosa c’è nella busta: si sa di non correre rischi. Se spedisci del denaro non scrivi sulla busta “contiene soldi”. Se spedisci dei libri, dichiaralo serenamente, non c’è pericolo.
Siamo questo paese qui.
Ma insomma, alla fine è arrivato, ed è iniziata la meraviglia.
Do you know “intonso”?
È un’edizione del 1955, di quelle con gli ottavi ancora piegati, che te li devi tagliare tu uno ad uno. Quanti millennials l’hanno mai fatto? Quanti lo faranno? Quanti, quando pronunciano la parola “intonso” (la pronunciano?) sanno che c’è un riferimento fisico a quel piccolo rito che collega il lettore all’artigiano tipografo e che lo obbliga ad un attento lavoro manuale prima che inizi quello intellettuale? Bisogna stare attenti, avere un tagliacarte molto tagliente. I tagliacarte raramente sono molto taglienti e quindi si finisce sempre per usare un coltello da cucina. Gli spelucchini, in particolare, vanno meglio degli altri. Immaginate un grande foglio piegato 3 volte in modo da ottenere 8 pagine. Le pagine vanno tagliate lungo il bordo superiore, che ne unisce quattro alla volta e poi, quattro sì e quattro no, lungo il bordo laterale. Quindi una quadriglia di pagine si taglia due volte (di lato e di sopra) e una quadriglia una volta sola (di lato). Si sta attenti, si fa con calma, si fa per bene, quasi chiedendo permesso all’autore, al libro stesso, che non si apre subito concedendosi alla lettura, si fa attendere, ma anche invita a terminare un lavoro, che senza l’intervento di chi leggerà resterebbe incompiuto.
Poi, per quanta attenzione si faccia, qualche taglio sfuggirà, e durante la lettura improvvisamente non si riuscirà a girare pagina e bisognerà far ricorso di nuovo alla lama.
Non so perché mi abbia fatto così piacere rifare quei gesti che non facevo da tanto, dai tempi dell’università, e anche allora, solo per i grandi classici.
Dal Migliore in giù
Finalmente eccolo, il libro, pronto da leggere. Ma non arriva solo Engels. Arriva un’epoca, anzi due.
La prima la portano le informazioni editoriali. Casa Editrice: Rinascita. Collana: I Classici del Marxismo. Comitato scientifico della collana: primo nome: Palmiro Togliatti, e a seguire (dopo il Migliore, gli altri sono in ordine alfabetico) una raffica di pietre miliari: Cantimori, Donini, Luporini, Manacorda, Natoli, Pesenti, Platone.
Finito? No, manca il traduttore: Lucio Lombardo Radice, che io nella mia consistente ignoranza conoscevo come matematico e pedagogo. Invece lui traduce. Engels. Ho in mano un pezzo di storia del pensiero politico italiano, e inizio con cautela a leggere la “nota dell’editore”.
Albert, che ne pensi?
È così che si apre la seconda epoca. Engels muore nel 1895, e lavora a quest’opera dal 1873 al 1883, anno in cui muore Marx. L’opera non vede la luce, ma restano i manoscritti già ordinati da Engels. Nel 1924 (Germania, 1924, non vi distraete) i manoscritti vengono considerati per la pubblicazione, ma non sono sicuri che ne valga la pena, hanno bisogno di un parere. A chi chiedono? Ad Albert Einstein, che era il direttore dell’Istituto di Fisica dell’università di Berlino, che approva l’idea della pubblicazione. Nove anni dopo Hitler avrebbe preso il potere, Einstein, che in quel momento si trovava negli Stati Uniti, vi rimase, e presumo che La Dialettica della Natura di Engels sia finita nei roghi di libri di quello stesso anno.
La storia nel pluriball
Ed eccomi qui: in casa mia, in una busta pluriball, è arrivata un sacco di gente – da Engels a Togliatti, da Einstein a Lucio Lombardo Radice – e sono entrata in questo libro grazie al coltello con cui di solito sbuccio le patate, chiedendo permesso.
Perché quando si sale sulle spalle dei giganti bisogna stare attenti, farlo con cautela e delicatezza; potremmo cadere e sarebbe un peccato: perderemmo l’occasione di guardare un po’ più in là, verso il futuro, grazie a un libro che fra tre anni ne compie cento.
Sei sempre forte!
🙂 Grazie, Gino!
Quante cose Slow Food e food,food, hai sbucciato con quel tuo coltellino (ne ho uno anch’io comprato a un Cheese di tanti anni fa…); vederti sbucciare anche il tomo in questione mi ha fatto passare minuti di amore e tenerezza, oltre che di ammirazione per l’ acuta leggerezza con la quale tratti ogni cosa: siano food o siano tomi. Avendo un’età che me lo permette…per i miei tomi “sbucciati” a suo tempo, ho potutto seguire e gustare passo passo tutto il processo….sbucciatorio. Ciao, buon lavoro
Grazie, Adriano!