Ricchi e maschi, altrimenti non è sport

Ieri la nazionale italiana di volley femminile under 20 ha vinto i mondiali.

I mondiali.

Ora, è ben vero che sono donne, che sono delle adolescenti e che quello che un calciatore maschio guadagna in un anno loro non lo guadagneranno nemmeno in tutta la loro vita (nemmeno se si sommano i compensi di tutta la squadra) e dunque ci sono tre ottimi motivi per ignorarle.

Ma abbiamo vinto il campionato del mondo. Possibile che la cosa interessi solo alle loro famiglie e agli amici più stretti?

Silenzio stampa sulle ragazze

Nessuna rete ha trasmesso le partite, si potevano vedere solo su youtube ma scaricando un’app; nessun tg ha dato la notizia, nessun Mattarella le riceverà, nessun Draghi si produrrà in battutine e discorsetti. La ripartenza del paese loro no, non la rappresentano. Hanno battuto la Serbia 3 – 0.

Ieri la nazionale di volley femminile under 16 è arrivata seconda ai campionati europei. Medaglia d’argento. Probabilmente guadagno più di loro, nonostante la pandemia che affligge noi free-lance. Non di tutte messe assieme, ma più di loro individualmente forse sì.

Sono state battute dalla Russia che ha una tradizione gloriosa in questo sport. E comunque sono arrivate seconde. Agli Europei.

Zero, anche per loro si son seccate le biro, si sono spenti i computer, nessuno si è precipitato ad acquistare i diritti di trasmissione delle partite in diretta.

Allora lo faccio io. Io che ho un blog che conta esattamente zero in termini economici, letto da quattro amatissimi gatti. Io che di sport capisco pochissimo, perché sono una giornalista ma mi occupo d’altro.

Un futuro senza giovani donne?

Ne scrivo io perché io mi occupo di una cosa che si chiama sostenibilità, ovvero di futuro. E quando ci trastulliamo con l’espressione “le generazioni future”, è di quelle ragazze lì che parliamo. Che modello di mondo, di società, vogliamo indicare a quelle ragazze lì (e ai loro fratelli, e ai loro coetanei)?

Un mondo e una società in cui contano solo i maschi ricchi, in qualunque ambito? Un mondo in cui lo sport è soprattutto calcio maschile, e tutto il resto è un passatempo per sfaccendate signorine?

Ho seguito gli europei di calcio come tanti, emozionandomi e commuovendomi e persino tollerando certe telecronache che dovrebbero essere usate come prova della neurotossicità che dosi eccessive di testosterone possono sviluppare.

Ma perché non c’è spazio per nient’altro? Con che coraggio si continua a blaterare di biodiversità e di inclusività se poi tutto quello che non è mainstream viene ignorato, e dunque tolto dai luoghi in cui potrebbe rendersi visibile e invogliare le persone a ragionare sul fatto che c’è un altro modo di fare sport, un altro modo di fare soldi (un po’ meno, certamente, ma anche questo può essere sano).

Perché Berrettini che a 25 anni perde (perde!) la finale con Djokovic diventa – comprensibilmente – un simbolo nazionale e queste che vincono (vincono) la medaglia d’oro ai Mondiali o quella d’argento agli Europei non simboleggiano un accidente di niente?

Siamo ancora al fatto che se non sei ricco (e maschio) non fai notizia? Davvero la stampa nazionale – ed in particolare quella di servizio pubblico – è ancora così sciatta e banale?

Gaia Guiducci: chi è costei?

Chi ha ricevuto il premio come miglior giocatore degli europei di calcio? Coro: Donnarumma.

Chi è Gaia Giuducci? Coro: ehm.

È la capitana della nazionale under20 di volley ed è la migliore giocatrice dei mondiali di volley under 20; per non farsi mancare niente ha ricevuto anche il premio come miglior palleggiatrice.

Degli altri 4 premi individuali, solo il premio per il Miglior Opposto non ha italiane tra le premiate (è andato all’implacabile russa Vita Akimova): l’italiana Loveth Omoruyi è miglior schiacciatrice ex aequo con Jolien Knollema (Olanda); Emma Graziani è miglior centrale con Hena Kurtaji (Serbia); e miglior libero (non so perché si usino termini al maschile, credo si riferiscano al sostantivo “ruolo”) è Martina Armini.

Minori un accidente

Lo so ragazze, il mio blog conta meno di zero e forse non lo leggerete nemmeno voi, ma non ho altro modo di rendervi giustizia e di fare qualcosa perché i genitori delle bambine che si appassionano di sport poco seguiti dalla stampa non pensino che le loro figlie si siano dedicate a sport “minori”.

Ieri siete state grandi e se i grandi non se ne accorgono peggio per loro.

Photo credits: http://www.fipavparma.it/

12 risposte a “Ricchi e maschi, altrimenti non è sport”

  1. Giorgio Scroffernecher dice: Rispondi

    Grazie Cinzia, più chiaro e bene di come l’hai detta non si può. Lo dico con tutto l’apprezzamento per te, per queste giovani donne sportive e con mortificazione per quello che ancora succede, anche nello sport

  2. TOP!
    Bravo e … grazie!

      1. Roberto Silvestri dice: Rispondi

        Che dire…ineccepibile.

  3. FRANCO RUBUANO dice: Rispondi

    Grazie per aver ricordato le nostre brillanti ragazze della pallavolo italiana.
    Sto aspettando che qualcuno si svegli almeno dopo le finali della pallavolo femminile alle Olimpiadi di Tokyo . Forse dopo l’8 agosto qualcuno si accorgerà che le nostre sono tornate…

  4. Grazie a lei! Intanto si è saputo che Paola Egonu sarà tra i portabandiera delle Olimpiadi di Tokyo, è una bella notizia!

    1. Roberto Silvestri dice: Rispondi

      Che dire… ineccepibile.

  5. Buongiorno Silvia, mi chiamo Stefano e sono presidente di una società che ha prestato una giocatrice alla nostra nazionale femminile U16 vice campione d’Europa. Grazie per quello che ha scritto

    1. Grazie e complimenti a voi e alla giocatrice! Chi è? Diciamo i nomi, facciamo un po’ di pubblicità!
      (a proposito, il mio è Cinzia 🙂 )

  6. Prendo atto che le non si intende di sport, quindi mi domando perché scrivere di un argomento che non si conosce a fondo.
    Possiamo essere d’accordo che una vittoria di un mondiale giovanile dovrebbe avere maggior rilevanza mediatica, ma fino ad un certo punto. Comunque non sarebbe cambiato di una virgola se a vincere fossero stati i maschi (sono arrivati quarti e pochi ne hanno parlato).
    Non si può paragonare la sconfitta di Berrettini a Wimbledon, prima volta per un Italiano nel torneo più prestigioso del mondo, ad un mondiale giovanile vinto. Non sta ne in cielo ne in terra. E non centra uomini o donne.
    Quando donne come la Schiavone e la Pennetta hanno vinto gli slam, la risonanza mediatica è stata altissima. E che dire delle vittorie della Pellegrini.
    Ci sono sport dove uomini e donne sono trattate allo stesso modo, visibilità, montepremi, come ad esempio tennis, beach volley, altri no. Sul perché dovremmo aprire una discussione infinita.
    Tuttavia la visibilità dipende anche dal mercato. Se un prodotto è appetibile e vendibile sul mercato ottiene più visibilità rispetto ad altri. E francamente il volley giovanile non ha un seguito sufficiente per essere appetibile per qualche media.
    Credo inoltre che dare troppa visibilità mediatica ad eventi giovanili non sia positivo per i giovani atleti, i quali potrebbero sentire il peso di una pressione che ancora non sono in grado di gestire.
    Vedi il caso di Gianluigi Quinzi, vincitore del Wimbledon Junior, osannato come il messia del tennis italiano, ritiratosi proprio pochi giorni fa a soli 25 anni senza aver raggiunto alcuni risultato da senior, schiacciato dallo stress mediatico.

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