Il banchiere più bravo del mondo

Mi vien voglia di rilassarmi.

Perché adesso c’è Draghi, e lui sa un sacco di cose, ha risolto un sacco di problemi e io, così a pelle, mi fido.

Non è che mi fido “nonostante” sia un banchiere, ma proprio perché è un banchiere.

Perché se è bravo come dicono, se conosce il denaro come pare che lo conosca, allora non potrà non occuparsi di ambiente. Non potrà che iniziare a ragionare da lì. Altrimenti dovrò ricredermi e dire a me stessa che non era bravo come mi sembrava.

Occhio al Green New Deal

L’Unione Europea nel 2020 ha messo in campo una specie di ammiraglia concettuale per rivoltare come un calzino la nostra idea di produzione, consumo, utilizzo delle risorse. Per puntare ad una cosa di cui tutti parlano ma in pochi davvero capiscono, che si chiama sostenibilità. Vuol dire capacità di durata. Il Green New Deal ci dice: occhio che così non si va avanti, la festa è finita, troviamo un modo per far durare questo mondo o andremo a picco. Certo, prima vanno a picco i poveri, e poi quelli meno poveri, ma poi va a picco la classe media e prima o poi vanno a picco anche i ricchi. Non vanno a picco i ricchissimi, forse: da Davos ci hanno comunicato che le 20 persone più ricche del mondo sono già uscite dalla crisi pandemica, ovvero hanno recuperato tutti i soldi che hanno perso e hanno ripreso a guadagnare come prima. Venti. Su 7,5 miliardi circa. Per carità, è un inizio. Ma che ci stanno a fare, in un futuro non così impossibile, venti nababbi tra le macerie dell’universo? Comunque: se tutti i banchieri di tutti i secoli fossero stati davvero bravi, secondo me, non sarebbe andata così.

Banchieri ignoranti hanno ignorato la natura

Se tutti i banchieri di tutti i tempi fossero stati bravi come Mario Draghi, secondo me avrebbero fatto i conti meglio. Avrebbero capito che così come bisogna stare attenti ai soldi, a quello che loro chiamano il capitale, come se esistesse solo quello, come se ne esistesse solo uno, allo stesso modo bisogna stare attenti agli ecosistemi, che sono l’altro capitale, quello a cui loro invece non hanno mai badato.

Con una differenza, bella grossa: che noi, noi umani, siamo parte di quell’altro capitale, quindi se lo sciupiamo, se non ci badiamo, sciupiamo noi stessi, ci mettiamo in pericolo, ci danneggiamo, ci esponiamo a pericoli che non siamo in grado di prevedere dopo aver creato le condizioni per non essere in grado di reagire.

Se i banchieri di tutti i tempi fossero stati bravi come Draghi, avrebbero capito che la prima cosa da insegnare ai bambini, e poi ai ragazzini, e ai ragazzi, e agli adulti e a tutte le categorie professionali, dagli spazzini ai medici, dagli insegnanti a, per l’appunto i banchieri, è come funziona la natura.

Da insegnare ai politici. A quelli che ora vanno in tv a dire che “in questo momento l’interesse del paese deve essere la priorità”. Diglielo tu prof., risposta sbagliata: se sei un politico di professione in un paese democratico, l’interesse del paese è la priorità in QUALUNQUE momento. Se deve arrivare un banchiere – sia pure il più bravo del mondo – a ricordartelo è perché sei, sei stato e sempre sarai un politico ignorante.

Per ora anche un bignami andrà bene

La natura, gli ecosistemi, l’ambiente, le risorse naturali, chiamateli come vi pare. Ma il primo capitolo del bignami che ora bisogna correre a studiare dice: della natura noi umani siamo parte, non padroni.  Coraggio, evidenziare, così è più facile ripassare.

Ci hanno provato persino le sacre scritture a spiegarglielo, ai banchieri ignoranti, che come se la ragionavano loro non andava bene. Ci poi ha provato Marx, ma nel frattempo loro avevano consolidato quella ideologia secondo la quale se uno squattrinato colto dice cose che vanno contro gli interessi dei banchieri ignoranti, allora ha torto. Per di più Marx sulla questione ambientale insisteva poco, o quantomeno non esplicitava il ragionamento in modo che anche i banchieri ignoranti lo potessero capire. «La proprietà privata è un furto» diceva lui. E loro subito a tuonare che no, la proprietà privata non si discute, e guai al mondo a mettere in dubbio la liceità dei capitali e dei beni posseduti. È una questione di “libertàh”, sbottavano, indispettiti.

Sai che c’è? La proprietà privata è un furto

Ora siamo proprio lì: a dire che le risorse naturali con cui ci procuriamo i nostri bei telefoni, con cui costruiamo le nostre auto, e tutti i nostri privilegi, quelle risorse naturali, banalmente, non sono nostre. Le portiamo via illecitamente e regolarmente al resto del pianeta e a persone che non contribuiscono, con i loro stili di vita, a metterle in pericolo. Sono questi furti che consentono le nostre proprietà private.

Più recentemente ci ha provato anche il Papa, a spiegare le cose ai banchieri ignoranti; ci ha provato una ragazzina svedese, e poi un sacco di altri ragazzini. E da qualche decennio, più o meno dagli anni Sessanta, tante altre persone glielo hanno spiegato: Rachel Carson, per dirne una; il Club di Roma, l’IPCC, milioni di agricoltori biologici, milioni di attivisti, milioni di operatori della cooperazione internazionale, milioni di operatori umanitari, persino qualche missionario, per non parlare dei teologi della liberazione. Niente. I banchieri ignoranti danno ascolto solo ai ricchi, e solo a patto che siano altrettanto ignoranti. Qualche volta vanno bene anche se non sono ricchi, se sono abbastanza ignoranti.

Il piano di ripresa e resilienza: non facciamoci bocciare

Il Green New Deal ad esempio. È scritto nero su bianco, gli Stati hanno le linee guida per preparare i piani di ripresa e resilienza. Qui da noi si chiama PNRR, e secondo me come lo abbiamo fatto al prof. Draghi non piace. O meglio: il prof. Draghi pensa si possa lavorarci molto. Perché lui è anche un bravo professore, non dice agli studenti che il lavoro è da rifare. Dice di prendere le parti buone e  svilupparle, possibilmente facendosi aiutare da chi ne sa di più, invece di ignorare tutti quelli che si azzardano a manifestare qualche competenza.

Il prof Draghi, secondo me, pensa che quel PNRR sembra scritto da banchieri ignoranti e da ignoranti non banchieri, e dunque si può molto molto migliorare. Anzi, si deve, e per due buone ragioni: la prima è che senza occuparsi prima di tutto di ambiente (e di formazione diffusa sui temi dell’ecologia) al prossimo virus che arriva siamo di nuovo tutti al tappeto e preoccupati solo di capire a chi dare la colpa; la seconda è che se il PNRR non si occupa soprattutto di ambiente, allora non rispetta le linee guida dell’Unione Europea; e se non le rispetta, l’Unione Europea non ce lo approva; e se non lo approva non ci dà i soldi per realizzarlo.

I bravi banchieri sanno che quando qualcuno dice che ti dà dei soldi se fai un piano per lo sviluppo sostenibile, se poi non fai un piano per lo sviluppo sostenibile va a finire che non ti dà i soldi.

Stiamo parlando di Soldi e di Europa:  due ambiti disciplinari su cui il prof. Draghi ha le idee chiare, sa come ci si comporta, non lo batte nessuno.

Vero, prof? Lo sa che ha in mano non solo i prossimi mesi ma i prossimi decenni?

Mi posso rilassare, sì?

 

 

10 risposte a “Il banchiere più bravo del mondo”

  1. Cinzia! Che articolo eccezionale 🙂 speriamo davvero che questa scelta, unica possibile, venga fatta.

    1. Grazie Emanuela! E, mentre speriamo, non smettiamo di dirglielo!

  2. Purtroppo non credo che tu ti possa rilassare se prima non fai leggere questa news anche a Draghi sperando che poi reagisca come speri tu e noi con te

    1. Grazie Augusto! Allora condividete, chissà che prima o poi non arrivi fino a lui!

  3. Francesca Greco dice: Rispondi

    Da pubblicare in prima pagina e leggere a reti unificate !

  4. Giorgio Scroffernecher dice: Rispondi

    Bello, brava Cinzia, condivido subito su FB

  5. Ciao Cinzia, come sempre pezzo super godibile. Non condivido però il tuo ottimismo rispetto a Draghi e nemmeno mi fido più di tanto, a differenza di quanto tu scrivi in apertura. Penso al contrario che l’incarico all’ex presidente BCE e l’ampio consenso che sulla carta sta incassando trasversalmente sia un fatto un po’ preoccupante. Da un lato c’è la legittimità democratica dell’operazione, che di fatto, come fu nel caso di Monti, è un commissariamento. All’epoca di Monti c’era Berlusconi al governo (puoi immaginare la mia vicinanza politica nei confronti del cavaliere), oggi Conte (pressoché medesima distanza politica) per cui la mia non è una riflessione guidata dal fatto che a essere rimosso sia un mio beniamino politico. Cionondimeno non mi piace come è maturata e di fatto non mi piace che cosa significa questa rimozione. Ho paura che chiamare “tecnici” o “migliori” dei decisori non eletti sia un modo per portare avanti (smussando ulteriormente ogni genere di dissenso) un progetto politico che è e rimane turbocapitalista, altro che “la proprietà privata è un furto”. Non credo sia un caso che il più fervente sostenitore dell’operazione, insieme a Renzi, sia stato il presidente di Confindustria.
    D’altra parte il fatto che Draghi sia un banchiere aggiunge inquietudine alla questione. Draghi era il presidente della BCE quando questa era uno dei perni di quella troika che, in nome dell’austerità, di fatto sospese la democrazia in Grecia per anni. Ho paura che i banchieri (anche quelli illuminati) tendano in fondo a rappresentare e difendere gli interessi delle banche o dei grandi e grandissimi attori della scena finanziaria. Magari anche migliorando il PNRR.
    Spero di sbagliarmi e di potermi rilassare al più presto anche io! Grazie mille per quello che scrivi

    1. Rinaldo caro, grazie a te. Ma come certamente avrai capito non sono per niente rilassata. Condivido il tuo ragionamento sul senso di questo ingresso nel panorama governativo, ma il fatto è che stiamo nella situazione descritta da Mattarella qualche sera fa. Non mi fa piacere né dire né pensare che abbiamo bisogno di un commissariamento, ma qua stiamo. La politica ignorante nelle emergenze non ha soluzioni. La politica ignorante serve a far arrivare le emergenze tutte insieme, ora sono arrivate e la politica ignorante non le sa risolvere, perché quella roba là non è politica. E non sono sicura che l’attuale società italiana possa tirar fuori rapidamente una classe politica degna di questo nome. Ora non resta che aspettare per capire se tra tutti i conti che faranno ci saranno anche quelli con l’ambiente o se, ancora una volta, faranno finta che l’Europa se la canti e se la suoni da sola, mentre tutto continua come il business as usual. Ci hanno provato e ci continuano a provare, anche con la Pac, inneggiando alla Farm To Fork in pubblico e poi facendo pressioni ignobili per difendere la peggiore industria alimentare nelle sedi opportune. Io osservo e sorveglio. Siamo in un pantano, e senza un rimorchiatore non ne usciamo. Ma questo non significa non chiedere, ogni giorno, a chi guida il rimorchiatore dove ha intenzione di portarci.

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