Padri sempre, padri mai

Oggi è uscito un libro che si chiama Padre vostro. L’ha scritto un collettivo che ha già dato prova di sé – si chiama Lou Palanca – e lo ha pubblicato Rubbettino.

È una sorta di riflessione collettiva, con qualche tentativo di ricostruzione basata sui sentimenti, della storia di Francesco De Nardo. Forse il nome non vi fa scattare subito qualcosa nella memoria. Ma se aggiungo Novi Ligure. Se aggiungo Erika e Omar. Se aggiungo 97 coltellate. Allora vi ricorderete di quella tragedia, di quella donna uccisa, insieme al figlio più piccolo, dalla figlia più grande, adolescente, e dal di lei fidanzato. Appena vanno a posto tutte queste tessere, se avete seguito quella storia, ecco che vi ricordate chi è Francesco de Nardo. È il marito di quella donna e il padre di quel bambino. Ma è, soprattutto, l’uomo che non ha mai smesso di occuparsi di quella ragazza, che l’ha accompagnata nel suo attraversamento del dopo. Il carcere, la riabilitazione, la vita.

Padre sempre

È il padre di Erika, non ha mai smesso di esserlo.

Lo ha fatto nel silenzio stampa più assoluto, concentrato su quel che restava della sua famiglia, concentrato, come scrisse Calvino, a cercare e riconoscere «chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio».

Nonostante De Nardo non abbia in alcun modo partecipato alla nascita di questo libro (gli autori non sono riusciti a contattarlo, la protezione della sua sfera privata, ad opera degli amici, dei parenti e delle comunità – quella piemontese e quella calabrese – con la quale ha relazioni, è stata impenetrabile) si scorrono le pagine con la sensazione fastidiosa di violare un confine senza averne diritto.

Ma il volume si fa perdonare, con qualche regalo.

La misericordia

Il primo è la riflessione sull’idea di misericordia. È una parola complessa, misericordia, composta da due parole latine che stanno per “avere pietà” e per “cuore”. Un padre misericordioso, che sente la pietà nel cuore. Pietà per quelle morti irrimediabili, per una vita rimediabile, per sé stesso, per il suo far parte di quel disastro e per una ragazzina che chissà da quali macerie è riuscita a riemergere.

Il silenzio

Il secondo regalo è la riflessione sul potere del silenzio. Quanta energia ci portano via le parole, quanto tempo ci sottraggono, quanta concentrazione impediscono. E quindi, come bisogna stare attenti alle parole che generiamo ed ascoltiamo, quanto bisogna ponderare quegli investimenti di tempo, quanti “no, grazie” bisogna dire, alle parole nostre e altrui, perché non ci distraggano da quel che dobbiamo fare e dalle parole che invece dobbiamo proprio dire.

Gli eroi

Il terzo regalo è la riflessione sugli eroi. De Nardo è l’eroe, quello che fa quel che nessuno si aspetta ma che, dopo che lui l’ha fatto, tutti riconoscono essere l’unica azione giusta. Prende sulle spalle il suo stesso essere padre, oltre che la sua figlia devastata e salva entrambi. Permette che tutto il dolore trovi un senso e che tutta la morte si converta in vita. È il “marito fedele” di cui parla Kierkegaard nella sua descrizione di modi in cui la vita può essere compresa e vissuta: o lo fai seguendo l’ideale estetico, come il Don Giovanni, o lo fai seguendo l’ideale etico, come fa il marito fedele. L’uomo etico è impastato di ragione e futuro, le scelte che compie le compie per la vita, per sempre.  A dire il vero la terza modalità, quella dell’uomo religioso, che Kierkegaard descrive ha che fare con un altro padre speciale, Abramo. Quell’Abramo che risponde “Eccomi” ogni volta che il suo Dio lo chiama e che crede alle sue parole, e alle sue promesse, sempre e a dispetto di ogni buon senso. E risponde “Eccomi” anche quando il suo Dio gli chiede di sacrificare Isacco, il suo unico figlio che, a sua volta, era il risultato di una promessa divina mantenuta. De Nardo ha sparigliato le carte e ha risposto “Eccomi” a sua figlia, la sua figlia rea confessa, la sua figlia che doveva pagare per i propri crimini e non poteva – non doveva – farlo da sola. Marito fedele anche dopo che la morte lo ha separato da colei al quale si era promesso, fedele ai frutti di quelle promesse mantenute: la memoria del figlio morto, la presenza della figlia viva.

Altri padri

Un padre ben lontano da questo profilo, con ben altre parole e ben altri toni, riecheggia in questi giorni dai nostri schermi. Un padre in cui la misericordia non alberga, né alberga il dubbio, o l’autocritica. Un padre che assolve il figlio, con il proprio peso mediatico, prima che i tribunali si pronuncino e che deride la presunta vittima e con lei tutte le vittime acclarate.

All’ultima pagina di Padre vostro nel mio cervello han cortocircuitato due pensieri: «Questo libro dovrebbe leggerlo Grillo» e «Speriamo che De Nardo non guardi la tv».

6 risposte a “Padri sempre, padri mai”

  1. Bello leggerti, sei riuscita nonostante l’argomento doloroso a incuriosirmi e a sospirare mentre pensavo a quanto dolore e forza è passato attraverso quell’uomo. E’ un libro sicuramente da leggere. Grazie Cinzia

  2. Adelio Panero dice: Rispondi

    Bravissima

  3. Grazie Cinzia, parole pesanti, leggerò il libro.

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