Sveglia, Garrone: Franti ha fatto i compiti

A cent’anni esatti dalla marcia su Roma (a ulteriore conferma del fatto che Dio non gioca a dadi, ma più probabilmente a scacchi) , Giorgia Meloni ha giurato di essere fedele alla Repubblica e di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi.

Mi sarebbe piaciuto /1

A me sarebbe piaciuto che la prima presidente del consiglio in Italia fosse stata espressa dalla sinistra.

Mi sarebbe piaciuto seguirne l’evoluzione politica, da attivista nel maggiore partito di sinistra a segretaria del medesimo, a leader in rete con gli altri partiti della medesima parte.

Mi sarebbe piaciuto seguirne anche gli errori, vedere come li correggeva e come diventava, anno dopo anno, più consapevole, attenta, brava.

Non sono mai mancate le donne in grado di fare questo percorso politico. Da Nilde Iotti in avanti, ogni stagione ha avuto la possibilità di essere quella giusta per l’avvio di una narrazione diversa. Dirò di più: in ogni stagione c’è sempre stata più di una donna, nel maggiore partito della sinistra, in grado di avviare quella narrazione. Pensate, ci sono persino adesso, sia dentro il partito che fuori, le ragazze che affollano i meeting in cui si parla di ambiente, lavoro, cambiamento climatico, solidarietà alle donne iraniane, lavoro, scuola…

Mi sarebbe piaciuto /2

A me sarebbe piaciuto che ad inserire la Sovranità Alimentare nella denominazione del Ministero dell’Agricoltura fosse stato uno dei governi che avevano a capo un leader della sinistra.

Mi sarebbe piaciuto perché la definizione di Sovranità Alimentare circola per il mondo, e viene periodicamente raffinata e precisata, da circa 25 anni. E da almeno 15 è ufficiale, sdoganata dalle Nazioni Unite, è un tema politico che riguarda tutti.

Tutti, capite? Non solo i paesi poveri, non solo i contadini con le pezze al culo, che tuttavia sono quelli che hanno sollevato la questione e ai quali dobbiamo essere tutti molto grati. La sovranità alimentare riguarda tutti i CITTADINI. E se a sinistra siamo convinti che invece la nostra sovranità alimentare è al sicuro e quindi è ridicolo dedicarvi un ministero, è solo perché siamo una manica di ignoranti, che infatti non si preoccupano di capire perché il TTIP, il CETA, il MERCOSUR sono trattati di cui bisogna parlare nei circoli, nelle piazze, nei comizi. Perché la nostra sovranità alimentare è da costruire e difendere tanto quanto quella dei paesi in cui andiamo a fare land grabbing. Invece, purtroppo, non solo nessuno dei governi di sinistra si è mai preoccupato di inserire la sovranità alimentare tra i propri interessi, ma da qualche ora illustri rappresentanti di quei governi sghignazzano come rozzi adolescenti.

Mi sarebbe piaciuto /3

A me sarebbe molto piaciuto che nei passati governi presieduti da leader di sinistra, i valori della cultura di sinistra fossero stati ANCHE bandiere. Perché le parole d’ordine culturali sono importanti, vanno utilizzate e diffuse affinché entrino a far parte delle competenze quotidiane dei cittadini, portandosi dietro i valori. La cultura di un popolo si costruisce e si irrobustisce non solo attraverso i grandi gesti e le grandi opere, ma anche con i piccoli esempi e le capillari attenzioni.

Vince chi fa i compiti

Cara sinistra, io ti voglio bene, di sinistra sono e di sinistra resto; ma tu, obiettivamente, non hai fatto i compiti.

I compiti, per bene, stavolta li ha fatti Franti.

Garrone se ne è stato lì con le mani in mano, tutto compreso del suo ruolo, tutto contento della sua nobiltà d’animo, ma intanto non batteva un colpo.

Sicché, Franti ora diventa il capoclasse, per un turno. Non è la prima volta. Altri Franti hanno governato questo paese, a lungo. Qualche volta a lunghissimo.

È la democrazia, bellezza.

E la democrazia prevede che, da sinistra, non si perda d’occhio Franti nemmeno per un secondo. Ma questa volta, invece di sghignazzare, e crogiolarsi nella convinzione della propria straordinaria superiorità morale e culturale, sarà meglio che Garrone si dia una svegliata, prenda sul serio Franti e provi a capire perché, oltre ai voti – ‘ché quelli ormai se li è presi –  abbia iniziato a portargli via anche le parole.

 

 

 

In foto: Emilio Isgrò, “Colui che sono”, 2020, Acrilico su tela di lino, su tavola. Installazione per 4 elementi. Collezione d’arte del Quirinale. 
L’installazione riproduce il numero della Gazzetta Ufficiale nel quale vennero promulgate le leggi razziali del 1938

4 risposte a “Sveglia, Garrone: Franti ha fatto i compiti”

  1. Una bellissima riflessione. Te lo dico da Destra.

  2. Ciao Cinzia, come stai ? Piacere di leggerti. Non so se il confronto sia tra Garrone e Franti ( buoni e cattivi) del vecchio Cuore o qualcun altro ma sono sostanzialmente d’accordo con te.
    Da antico militante sono esterrefatto del comportamento di coloro che si dicono di centro sinistra e sinistra i quali si sono mossi come se ci fossero altre regole elettorali e il problema fosse una conta tra di loro. E’ pazzesco. Inoltre se qualcuno non si decide a dare rappresentanza ai penultimi ( il 90 % dei cittadini che si spartisce solo un quarto del reddito) parlando in modo chiaro di distribuzione del reddito in modo gigantesco saremo sempre in balia di chi lavora per la guerra tra poveri. Vorrei sentire una narrazione diversa dal maggior partito della sinistra se no cosa ci sta a fare ?

  3. Mia madre odiava la polenta. Non era un fatto di gusto, era proprio astio, livore. Bambino, non capivo perché. Verso la fine degli anni trenta Mussolini si stava recando in treno ad inaugurare forse la fiera di Bari. I fascisti molisani partiti da molti paesi dell’interno andarono ad osannarlo al suo passaggio alla stazione di Termoli. I terreni che mio nonno coltivava come mezzadro erano in parte racchiusi in un ampio anello, un tornante, che la ferrovia faceva per superare una delle prime salite. Il nonno non era mai andato agli obbligatori sabati fascisti, né aveva mandato i suoi figli a qualunque manifestazione. Così, all’alba, i fascisti saliti sul primo treno proveniente da Campobasso, pensarono bene di lanciare fiaccole incendiarie nei campi di grano maturo, pronto per la mietitura. Quel poco che si salvò sarebbe servito per la semina, così per due anni al posto del pane si mangiò polenta, scarsa, fatta col granturco rubato al maiale e alle galline. Per fortuna il proprietario del fondo era un repubblicano antifascista convinto, tollerato perché era un medico eccellente e generoso. Nonno, temendo per i suoi figli, seppellì sotto la soglia della masseria alcuni libri sul socialismo e i ritagli dell’Unità e dell’Avanti che conservava e scambiava coi pochi amici fidati.
    In questa campagna elettorale, per fortuna breve, la sinistra, questa asinistra del Partito Defunto (anzi, per adeguarsi alla neolingua garbatelliana: ‘a sinistra der Partito Decesso), ci ha raccontato di quel fascismo alla Catenacci parodiato da Giorgio Bracardi, dimenticando che non occorre una marcia su Roma quando il potere è già conquistato. Come scrive Marco D’Eramo in “Dominio – La guerra invisibile dei potenti contro i sudditi” “: …negli ultimi cinquant’anni è stata portata a termine una gigantesca rivoluzione dei ricchi contro i poveri, dei padroni contro i sudditi, dei dominanti contro i dominati.” Una involuzione vittoriosa alla quale hanno partecipato tutte le forze politiche di destra e di sinistra, abbagliati dalla globalizzazione neoliberale dei mercati e delle merci. A sostegno della quale sono disposti tutti a far rientrare nella normalità plausibile persino il conflitto nucleare e a ignorare e negare il disastro ambientale indotto, il nuovo regime climatico, come lo definisce Bruno Latour, di cui mi piace citare la sua nuova lezione “Dove sono?” (Einaudi), (che sta molto bene al fianco del tuo eccellente compendio Il profitto e la cura), con la quale sottolinea che non dobbiamo preoccuparci tanto dell’ambiente in cui viviamo, ma dell’ambiente di cui viviamo.
    L’appropriazione truffaldina del concetto di sovranità alimentare è solo il primo passo di tante nefandezze a cui assisteremo anche grazie all’opposizione complice e sostanzialmente concorde. Sì, ci sarebbe piaciuto, molto ci sarebbe piaciuto ciò che affermi, e anche qualcos’altro in sintonia, ma dubito che Garrone avrà la capacità di comprendere ciò che ostinatamente non ha mai voluto capire. La desolata assemblea in omaggio dei cinquant’anni de “I limiti dello Sviluppo” tenuta da Carlo Petrini durante Terra Madre ne è testimonianza.

    1. Grazie Rodolfo, come sempre attento lettore e prezioso commentatore.

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