Bellezze, statevene a casa

Agli organizzatori del Festival della Bellezza di Verona

Lo sapete, vero, che siete ridicoli?

Lo sapete che se il livello di civilizzazione di questo paese fosse almeno alla minima decenza, voi sareste ad un sms dalla disoccupazione?

Al Festival della Bellezza di Verona, organizzato da voi, ci sono in programma interventi solo di uomini. Anzi, siamo precisi: in cartellone ci sono due donne su 26 nomi. Fa il 7,69%, salito pietosamente all’8% solo perché uno dei relatori – Philippe Daverio – ha prematuramente lasciato questo mondo.

Sogno un paese bellissimo

Immagino nei miei sogni più audaci, che non ci venga nessuno. Né uomini né donne. Che vi ritroviate nelle sale vuote, a giustificarvi in modo improbabile con i relatori. Sarebbe il sogno di un Paese colto, attento, determinato a migliorarsi. Un paese che sa che non è segregando qualcuno che si valorizzano i restanti. Nè in politica né nella cultura né nelle carriere. Un paese bellissimo, sarebbe.

Sogno una classe dirigente illuminata

Nei sogni ancora più audaci immagino che tutti i relatori, ai quali avete chiesto individualmente la disponibilità e che dunque hanno visto il programma completo solo quando lo avete pubblicato, ecco, spero che ognuno di loro alzi il telefono e dica: «sapete cosa c’è? io a questo festival abborracciato non vengo. Tenetevi i soldi e la prossima volta fate le cose per bene».

Sarebbe il sogno di una classe dirigente nella quale gli intellettuali/giornalisti/artisti/accademici maschi si rifiutano di andare a pavoneggiarsi in questa specie di circolo omofilo che avete organizzato. Che vi dicano: ma che è? La fiera del testosterone? No grazie.

Immagino che chi ha i soldi sappia come spenderli

Quando poi bevo forte immagino che gli sponsor, tutti i vostri sponsor, uno per uno, vi chiamino e vi dicano: «scordatevi di usare il nostro nome e la nostra reputazione; se volete fare la parte dei trogloditi voi, che forse non dovete nemmeno simulare, fatela; noi non ne vogliamo sapere».

Perché immaginare che il mondo che ha soldi da spendere in cultura li voglia spendere per bene, per farla davvero la cultura, per valorizzarla in tutti i suoi aspetti e illuminarla anche negli angoli, a beneficio di tutti, mi piace un sacco. MI piace pensare che le aziende o le banche o le istituzioni che mettono i loro soldi a disposizione della comunità, si ricordino che i soldi li han fatti anche grazie alle donne, e quindi poi non li possono usare per massaggiare l’ego solo di una parte di coloro che hanno contribuito al loro successo o che danno un senso alle loro attività. Per non parlare delle entità che hanno una “terza missione” da compiere, e la devono compiere per tutti.

E la direzione artistica?

Mi domando, infine, chi di voi è il capo della squadra. O dello staff, come sicuramente dite, o chissà, forse dite team. La direzione artistica. Per così dire. In che direzione va?

E se mi dite che alla direzione artistica di questo festival c’è una donna non mi scandalizzo nè di più nè di meno: la dabbenaggine non ha sesso né età, per dirla con Battisti. Come? Erano gli angeli? Per carità: ancora dovete capire la questione dei due sessi, non vi sforzate con gli angeli.

Ai miei pochi lettori e agli amici dei miei pochi lettori non ho che un consiglio da dare: statevene a casa. Quel festival è una bizzarra sommatoria a togliere: al di là di quanto valgano, singolarmente, gli esperti convocati, il totale, a mio parere, vale pochissimo. La bellezza è – e resta – altrove.

2 risposte a “Bellezze, statevene a casa”

  1. Angelo Boscarino dice: Rispondi

    Condivido!

  2. Quando mi ubriaco proprio, immagino che tutte le donne che lavorano al (sedicente) festival della bellezza, smettano immediatamente di fare qualsiasi cosa e li lascino tutti lì, col culo per terra.
    Che rabbia!

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