Scuderie del Quirinale, tra inferno e gelati

Le Scuderie del Quirinale, a Roma, sono un luogo prezioso, spesso sede di splendide mostre. Si trovano di fronte al Quirinale, luogo che è caro a tutti noi per molte ragioni e che in questi giorni è al centro di molti sogni (Luciano Canfora! Ilaria Capua!), di un conclamato incubo (ecchevelodicoaffà?) e di qualche misterioso “non si può” (cioè Rosy Bindi: perché non si può? Cosa c’è che non va con Rosy Bindi, a parte il fatto che è una donna, è competente, studia, e dice le cose che vanno dette quando vanno dette e come vanno dette? Perché non ci sono schiere di donne e di uomini a pretendere la sua candidatura? Mistero).

Ma torniamo a noi.

Le Scuderie del Quirinale, per un turista che passi da Roma, sono un regalo. Per la storia di quel palazzo, la sua architettura (la scala elicoidale, basterebbe quella. Si va su e giù un po’ e si pensano un sacco di cose intelligenti, provateci, funziona), per la vista di cui si gode quando si arriva al secondo piano e si guarda fuori e si perdona Roma, per sempre e di tutto.

Le Scuderie del Quirinale, per un turista straniero, sono un simbolo. Stanno nel centro della città, dall’altra parte della strada c’è il Capo dello Stato, sono la somma della storia papalina e di quella secolare. Sono Roma. Sono l’Italia.

 

L’ammezzato

Ebbene, l’area espositiva delle Scuderie sta al primo e al secondo piano. Tra i due piani c’è un ammezzato dove ha sede la caffetteria. Per chi conosce un po’ quel luogo, il pensiero di godersi una mostra è inevitabilmente collegato al pensiero di godersi anche una pausa nella caffetteria, dalle cui finestre si domina l’intera Capitale mentre il pensiero corre ad invidiare i proprietari di quelle terrazze meravigliose, ma poi l’occhio si consola sui velluti dei sedili, sui legni chiari, e l’atmosfera accogliente. Per chi invece ci va per la prima volta è una sorpresa bella, una coccola in più.

O meglio.

Era così.

Le teche

Perché ora quando arrivi all’ammezzato ti accoglie un primo annuncio “Questo è un Magnum Bar” con il logo dell’Algida ovviamente. Un Magnum Bar? Alle Scuderie? Del Quirinale? E come è possibile, pensi, si saranno sbagliati.

Ma bastano pochi passi per capire che no, non si sono sbagliati. Perché su tre finte semicolonne doriche, presumibilmente di plastica, troneggiano altrettante cupole trasparenti, come quelle che solitamente proteggono i reperti più preziosi, le miniature, i gioielli della corona, le reliquie dei santi.

Sotto le cupolette che c’è? Altra plastica, a forma di Magnum: riproduzioni formato gigante dei noti gelati industriali in diverse versioni.

L’inferno nei dettagli

Ti accasci quindi sui velluti della caffetteria, ordini il tuo caffè e il tuo panino, bevi un sorso d’acqua sperando di riprenderti e ti domandi: perché? Chi ha permesso questo? Certo l’Inquilino del Quirinale non ha colpe, le Scuderie sono uno spazio espositivo gestito sicuramente da una società di servizio, forse addirittura da una Fondazione. Ma, ad esempio, la Soprintendenza delle Belle Arti, non ha avuto una crisi di orticaria mentre firmava l’autorizzazione? I vari paladini della Cultura Italiana, gli strenui difensori del Made in Italy, dello story telling, delle radici greco-romane e di tutti quanti li mortacci loro, non hanno trovato niente di meglio che piazzare le statuette dei Magnum all’ingresso della caffetteria delle Scuderie del Quirinale?

Ti rigiri tra le mani il biglietto della mostra, che si chiama Inferno e che sentitamente consiglio: prende le mosse dalla cantica dantesca per muoversi attraverso tutti gli inferni che siamo riusciti a creare in terra.

Pensi che forse stai esagerando, che rispetto alle tragedie del mondo i Magnum di plastica in un luogo simbolo della nazione si possono tollerare. Ma poi ti torna in mente un detto inglese, che dice che il diavolo sta nei dettagli e ti domandi: non starà anche nell’ignorarli, i dettagli?

Cibo, cultura e bullismo

Roma è il cuore di un paese che fa dell’arte e della qualità del cibo le sue bandiere: teche che espongono riproduzioni in plastica di un gelato industriale in un luogo di ristorazione che serve un centro di divulgazione dell’arte a me sembra uno sberleffo, un’azione di bullismo ai danni di quanti si avvicinano agli eventi culturali di questo paese con rispetto ed attenzione vera.

Il caffè (2 euro) era buono, il toast (6 euro) ben al di sotto della sufficienza.

Gradisce un dolce, signò? no, grazie, basta così.

4 risposte a “Scuderie del Quirinale, tra inferno e gelati”

  1. Gabriele Giannini dice: Rispondi

    Che Inferno….

  2. Umberto Cammardella dice: Rispondi

    un dettaglio che può sicuramente aspirare ad essere l’archetipo dell’antropocene

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